L’evoluzione dell’Arte contemporanea, da molti decenni, ha contributo non
poco a modificare il gusto estetico riflettendosi sicuramente nel campo della
moda, del design e, non ultimi, dei nuovi media. Il rapporto con un dogma
di riferimento prestabilito – volto a definire precisi parametri di armonia e
proporzione – è andato progressivamente modificandosi, specie in Occidente,
con l’affermazione di una cultura di massa se non sovversiva, quanto meno
condizionata da un progresso tecnologico inarrestabile. L’Estetica ha così subìto
uno sconvolgimento formale allontanandosi, molto spesso, da quell’Etica con cui
idealmente era coniugata nel suo significato più elevato. Nel Novecento sorgono
le prime espressioni trasgressive, diremmo di ‘rottura’, rispetto alla tradizione
consolidata, che sostituiscono alla Ragione l’impatto emozionale e visivo talvolta
fine a se stesso. L’idea di ‘concetto’, di provocazione ‘trasversale’, è stata a
lungo (e in parte lo è ancora) il nuovo imperativo, annullando secoli e secoli di
storia del pensiero razionale, dei canoni esecutivi e di indiscussi valori etici.
Dopo queste esperienze di avanguardia, oggi è davvero difficile comprendere la
direzione dell’Arte. Si ha l’impressione di navigare a vista fra le divisioni sociali,
politiche, ideologiche, e tutto pare avvitarsi nell’incertezza e nel relativismo
culturale. Forse per tutte queste ragioni enunciate in premessa, l’arte di Francesco
Mazzi appare come un’oasi in cui soffermarsi volentieri e con autentico piacere,
come fosse un momento di serena meditazione. Molto è stato scritto su di lui nelle
varie testate internazionali, a dimostrazione di un’espressività che piace, e piace
davvero, premiata ampiamente da un indubbio consenso anche di mercato. Un
successo di pubblico che ha dato vita ad un marchio di qualità (ed un brevetto,
il 3D Frame Push Up, un sistema che visualizza le tele fuori dalla cornice) nella
felice commistione, come precisa l’autore stesso, di minimalismo orientale ed
eleganza tutta italiana. E proprio in quest’ultima frase si cela la chiave che forse
può spiegare l’attrazione ammaliante delle sue opere, la preziosità piena di luce
che procura coinvolgimento e suscita quel rispetto che ci deriva dal percepire il
senso del sacro, del sublime che muove le corde sottili della nostra sensibilità.
Nell’epoca mai conclusa del concettualismo e del sensazionalismo visivo, Mazzi
intende percorrere una strada diversa partendo da quel criterio di essenzialità
che deriva dalla pura osservazione della Natura senza altre compromissioni,
nel miracolo delle forme e dei colori di cui essa è generosamente ricca. Ma,
l’individuazione del soggetto, della fonte ispiratrice, è solo il primo passo. Quella
meravigliosa preziosità da cui tutti deriviamo necessita di una caratterizzazione
incisiva e potente nel simbolo visivo espresso. Ecco, allora, l’utilizzo di vernici a
base di resina, colle, paste materiche, pitture a olio, legni pregiati per le cornici
(parte integrante dell’opera stessa) e, soprattutto, oro, argento, platino e diamanti
per evocare nell’unicità della propria brillantezza, quello spirito di sacralità
delle Cose che da sempre abita il cuore dell’uomo, e che costituisce l’anello
di congiunzione fra Terra e Cielo. Gli artisti di ogni tempo si sono avvalsi delle
dorature per le rappresentazioni divine, ad esempio, o per esaltare il culto del
Sole, così come l’argento contiene in sé caratteristiche più ‘lunari’. Basti pensare
agli Egiziani o ai fondi oro degli artisti del primo Rinascimento, soprattutto.
Mazzi recupera questa antica tradizione rendendo le sue creazioni irripetibili
ed esclusive, pezzi unici frutto di un meticolosissimo lavoro e di una accurata
metodologia tecnica che non può lasciare nulla al caso. Ma, la luxury art, non è
inutile e vacuo sfoggio di ricchezza oppure esibizionistica ostentazione, tutt’altro.
Questa scelta ha motivazioni profonde e, per il carattere sensibile e attento di
Mazzi, significati profondissimi. Il lusso è inteso come ritorno al valore umano.
E’ rispetto supremo verso la Natura, è celebrazione e tributo per i continui
miracoli di forza, vita, tenacia, ch’essa ogni giorno insegna a noi, prigionieri nel
disordine dell’esistenza. La ricercatezza della maniera esecutiva e la scelta dei
materiali migliori hanno questa finalità senz’altro didattica. Il Paese dei ciliegi
in fiore e dei vulcani, dove ha sede il favoloso atelier di Osaka, suggerisce
infinite ispirazioni. Altre ancora, il paesaggio italiano, il cui legame si mantiene
sempre forte. Eppoi i miti, le leggende, gli antichi culti degli Eroi, le case degli
dèi, ovvero le montagne. Le reminiscenze affiorano dall’Inconscio, travalicano il
potere della suggestione, si palesano nel cuore e nella mente per diventare evento
della Coscienza nella manifestazione pratica dei rilievi su tela, così come nelle
vivacissime cromie. L’artista, dunque, non si perde nei meandri della metafisica
più ermetica o di quell’estremismo intellettualistico che in passato ha trovato
profonde ragioni – ed alterne fortune – proprio nella spettacolosa manipolazione
della materia a fini speculativi nel rapporto col mercato. I curatissimi interventi di
Mazzi prendono spunto da osservazioni semplici acquisite nei momenti dedicati
alla meditazione contemplativa. Ecco un altro aspetto del lusso, specie nella
frenesia contemporanea: avere il tempo di ammirare la verità del Bello intorno a
noi, percepire il respiro delle piccole vite dei fiori e dei frutti del sole, delle api e
delle farfalle. Assaporare la freschezza ed ascoltare la voce dell’acqua, leggere
i codici dei boschi e scoprire che tutto ha Memoria ed una propria Coscienza.
Sotto la lente dell’artista, la Natura si palesa nello splendore assoluto delle
superfici, nell’ispessimento delle paste e dei materiali complementari, unitamente
all’effetto tridimensionale di pittura ‘scolpita’. Qui, l’Arte si colloca aldilà del
decorativismo di maniera e ritorna al suo antico ruolo: quello di connetterci
con il Tutto a cui apparteniamo. Ci piace concludere con una breve riflessione
dell’artista, tratta dal suo diario interiore: ‘L`Arte arricchisce la vita e la sua
ultima funzione è di rendere le persone più felici’. Che dire... sarebbe davvero
un peccato non condividere con lui questo sogno costellato di immagini senza
tempo. Un sogno che si colloca aldilà delle rigide gabbie psicologiche e delle
laceranti ideologie e che, nella metafora della Semplicità della Natura, coniuga
Oriente ed Occidente in una dimensione unica dove tutti possono riconoscere gli
infiniti segreti della Vita che si veste di Meraviglia.

Giancarlo Bonomo